sabato 23 gennaio 2016

Universo e le Astronavi Generazionali!




Amo la fantascienza, non so se si era capito.
Ma sono sempre stato affascinato da un suo sotto-genere: le astronavi generazionali.

Comunque non disdegno neanche le astronavi dormitorio, sia chiaro. :)

Di cosa parlo? In breve, sono storie ambientate in astronavi in grado di offrire habitat completamente autosufficienti e di permettere a numerosi gruppi di esseri umani di sopravvivere all'interno di esse per generazioni.

In verità, la mia è una passione per tutte le situazioni di convivenza dentro ambienti delimitati. Anche le vicende collocate all'interno di sommergibili o vascelli mi intrigano molto.
Ma per me, il tema più complesso da affrontare per uno scrittore rimane sempre quello dell'astronave generazione. Cioè, un intero mondo da immaginare e costruire all'interno di una situazione estrema come quella che offre il cosmo, volete mettere?

Questa predilezione mi ha invogliato a scrivere la mia prima recensione. Be’, adesso non esageriamo, diciamo le prime impressioni su uno degli ultimi libri che ho letto.


Anche se sembra che il primo racconto a trattare questa materia sia Il viaggio che durò 600 anni (The Voyage That Lasted Six Hundred Years, 1940) di Don Wilcox, questo di cui vado a parlarvi viene riconosciuto come il vero capostipite dei romanzi ambientati su un’astronave generazionale. Insomma, il primo racconto lungo e complesso a trattare l'argomento.



Sto parlando di UNIVERSO, scritto da Robert A. Heinlein.
Apparso in due parti su:
Astounding Science Fiction, la prima nel maggio 1941 e l'altra nell'ottobre successivo.
E infine uscito in un'unica storia nel 1963 con il titolo originale: Orphans of the Sky.



Il tema principale è parecchio affascinante, almeno per il sottoscritto.
Il numeroso equipaggio deve affrontare una lunga traversata verso un pianeta (non vi dico quale). Un viaggio così lungo (niente iperspazio o velocità prossime a quelle della luce) che le generazioni successive, a causa di alcune fatalità, hanno dimenticato di trovarsi a bordo di un'astronave.
Oggi come oggi potrebbe apparire come un'idea già ampiamente sfruttata, ma stiamo parlando del 1941, giovanotti!
Molto interessante è il modo in cui Heinlein immagina questa nuova realtà. Una società divisa all'interno della Vanguard (il nome del vascello spaziale) tra equipaggio e Mutanti che abitano i livelli più alti dell'astronave. Dove la maggioranza della popolazione fatica a concepire che possa esistere altro al di fuori dell'Universo di metallo (l'astronave) in cui vive. Dove l'equipaggio ha smarrito la propria cultura iniziale e nel tempo ha generato nuovi miti e nuove credenze, attingendo a una storia tramandata solo oralmente.
In sintesi, un racconto che ci da modo di riflettere sul bisogno atavico dell'uomo di spiegare il proprio ambiente creando miti capaci di rassicurarlo, e di fornire un certo ordine a ciò che lo circonda e non capisce fino in fondo.

Non voglio parlarvi dello sviluppo della vicenda, evito quindi spoiler antipatici. Ma ci tengo a sottolineare che la storia è ancora godibile anche dopo più di 70 anni. E trattandosi di fantascienza la cosa non si può dare per scontata. (qui si potrebbe aprire un dibattito. Block.).
Certo vi sono alcuni particolari, sia nello stile che nel contenuto, che alla maggioranza abituata ad abbeverarsi alla fonte di una science-fiction moderna possono risultare impregnati d'ingenuità.
Ma il prodotto, a mio parere, regge ancora bene alla prova del tempo.

Insomma, ve lo consiglio. A prescindere che siate amanti o meno della fantascienza. Qui, infatti, c'è in primo piano l'uomo e un'attenzione sugli effetti di un cambio di paradigma sulla società. D'altronde, come capita nella maggioranza della produzione di Robert A. Heinlein.



Eccovi la rappresentazione di un bel Cilindro di 'Oneill. Cioè come la scienza (In questo caso un professore di fisica Gerard K. O'Neill) immagina possa essere costruita un'astronave generazionale. Cioè un'astronave completamente autosufficiente. In grado di creare anche una gravità simile a quella terrestre, attraverso l'utilizzo della forza centrifuga.





E gli italiani? Hanno mai trattato l'argomento?

Non conosco bene la storia della fantascienza italiana per poter rispondere in maniera approfondita. Ma so che c'è stato un grande autore della nostra fantascienza nostrana a occuparsi proprio di Astronavi Generazionali. (Dovrei fare una precisazione, ma sarebbe un super spoiler. Quindi taccio.)

Parlo di  Lino Aldani e del suo Eclissi 2000. Tra l'altro, uno dei miei romanzi preferiti. Ma avrò modo di parlarvene, se trovo il tempo.
Purtroppo si tratta di un'opera del lontano 1979.

E recentemente? Quasi nulla di ufficiale, a quanto sappia io.

Da qui, non a caso, nasce un ultimo inciso.
Oltre che essere attratto da questo genere di letture, la mia stessa letteratura (intesa come quella che cerco di creare) è decisamente influenzata da esperimenti narrativi di questo genere, diciamo impregnati di sapore socio-psicologico.
Insomma, ci provo anch'io. :)

E così, un giorno vi parlerò del mio romanzo ambientato, guarda caso, proprio su un'astronave generazionale...

E, a breve, ci saranno delle novità proprio per voi che pensavate che fossi uscito dal giro!

Stay tuned (fa sempre figo).




venerdì 8 gennaio 2016

DOLCEZZA EXTREMA





Un film di Fantascienza che ha per protagonisti solo pupazzi, questa è l'ultima follia di ALBERTO GENOVESE. Regista e grande appassionato di film di genere e cult-trash a partire dalla serie B fino a giungere all'ultima lettera dell'alfabeto.
Per chi è appassionato di film di genere vi consiglio il suo blog ricco di attente e appassionate recensioni. (Cliccate sul nome e sarete re-indirizzati alla sua pagina)


Personaggi pupazzosi, dicevamo, folli e parecchio sopra le righe. Un viaggio psicotico e allucinante senza alcuna concessione al facile intrattenimento commerciale.



E ci risiamo, dopo aver interpretato il cattivone nel suo primo film : "L'invasione degli Astronazi" di cui ho parlato qui, Genovese ha avuto il coraggio di richiedere la mia collaborazione. No, non mi travesto da pupazzo, presto solo l'ugola. Fornisco il mio modesto contributo a codesta schizofrenica orgia visiva dando la voce ad alcuni personaggi e in particolare a uno dei personaggi principali: Il medico di bordo, FRIPPH
Un Dottore che ha smarrito parte dei sacri insegnamenti di Ippocrate.

FRIPPH!

 
 
Il lavoro di Alberto sta ottenendo un'ottima impressione nell'ambiente underground e qualche buon riconoscimento.
IL BUIO IN SALA , un Blog molto seguito scritto da un appassionato di cinema, ad esempio, ha conferito al film il premio come miglior Trash d'autore del 2015!

Il regista si merita questa positiva accoglienza. Sia per il grande impegno e la passione che mette nei suoi lavori, ma soprattutto per il coraggio e i picchi di originalità che è riuscito a creare in un'opera fuori da ogni canone. Anche se non sempre facile da fruire, bisogna dirlo.

Di seguito qualche link per approfondire:

Volete una recensione in grado di spiegarvi il film meglio di quanto sia in grado di fare io?
Eccola: NON SOLO GORE



Volete un piccolo assaggio?



Link sparsi:

SITO di Dolcezza Extrema

Su WIKIPEDIA!

Su FacebooK

Intervista ad Alberto Genovese

Recensione di NOCTURNO




Regalatevi un viaggio sulla Dolcezza Extrema, l'astronave più folle che abbiate mai visto!

A breve mie novità in campo letterario...
Buona vita a voi!