Per riprendere un po' il filo del discorso...
Tre racconti brevi, anzi brevissimi. Piccole tappe del mio percorso formativo.
#IL PRIMO.
Pensate sia facile scrivere una storia in una frase?
Questo è stato scritto per un concorso, il FUN COOL del 2010 (wow, intanto il tempo se ne va...) Ideato da quel pazzo geniotto di Gelostellato, un blogger (vero, mica come me), scrittore, poeta, e adesso poi comincia anche a delirare in friulano e tante altre cose...
(adesso che ci penso è un po' che non partecipo. O non li fa più o non mi ha più invitato, maldido!)
Questo è il suo blog:
Blog di GELO
Se volete vedere com'è un bellissimo blog scrittorio andate a farvi un giro!
Ecco il racconto:
A ognuno il suo menù.
Mentre il
vascello veniva trascinato nell’acqua bianca, agitata e spumosa, avvolto
dall’abbraccio rabbioso del calamaro gigante, il capitano Achille Gorgoglio,
con la faccia mitragliata dagli schizzi violenti e la bocca ancora permeata dal
sapore deciso del fritto misto, malediceva la decisione di festeggiare il suo
compleanno con un pasto diverso dalla solita carne secca e gallette.
+++
#IL SECONDO.
Compare sul segnalibro di una raccolta di micro racconti:
Corti - Seconda Stagione - della compianta casa editrice EDIZIONI XII (Dovremmo essere anche qui intorno al 2010).
Sì avete capito bene, un racconto su un segnalibro. E ha dovuto superare anche una dura selezione per ottenere questo diritto! A quanti scrittori sarà mai capitato? :)
La sfida stavolta era scrivere un racconto in meno di 200 caratteri (caratteri, non parole.)
Tra l'altro ne esiste una versione in friulano tradotta sempre da quel personaggio di Gelostellato (sempre lui, mi perseguita.)
Per i più sofisticati:
Friulan version
Ecco il racconto in italico, invece:
CIVILTA' PERDUTE
Venne
scoperto il pianeta.
Gli
archeologi esaminarono i resti della civiltà scomparsa.
I
glottologi ricavarono il simbolo più ricorrente e battezzarono l’antica razza
col nome di Coca Cola.
+++
#IL TERZO
Questo è un racconto Horror comparso su un libro pubblicato a scopo benefico (eh sì, anche io ho un cuore.) - È una raccolta di racconti neri promossa e curata dallo scrittore
Paolo Franchini. Il ricavato è devoluto ad A.I.S.EA Onlus, l'associazione che raggruppa le famiglie italiane con figli colpiti da Emiplegia Alternante (meno di 500 casi nel mondo, di cui 40 in Italia).
365 Storie cattive
Tra l'altro, la raccolta è ancora acquistabile e ci sono anche tanti autori famosi e amici scrittori a farmi compagnia! Forza fate i buoni leggendo storie cattive!
Cliccate sul titolo per maggiori info.
Questo è più lungo, ben 380 parole! (Parole, non caratteri!) :)
Ecco il racconto:
Direzione: Tenebre.
Una
Mercedes gli passò accanto rapida; venne inghiottita all’istante dalla galleria,
un centinaio di metri avanti.
Federico
guidava da un’ora, a ottantacinque chilometri orari costanti. Sole a mordergli
le spalle e un sorriso insistente posato sulle labbra.
Fu
il suo turno. Accese le luci di posizione ed entrò.
La
roccia plasmata e domata dall’uomo si sostituì all’azzurro del cielo.
La
vecchia Uno tossiva il suo disprezzo per una giusta pensione non goduta, mentre
la voce ruvida di Springsteen donava il giusto sapore alla sua solitudine.
Avrebbe
incontrato Monica, finalmente. Dopo tre mesi di occhi rossi e tasti percossi
dall’eccitazione, l’avrebbe vista.
La
temperatura si abbassò; l’illuminazione del tunnel perse mordente, fino al punto
in cui si arrese. Buio pesto. Federico sbuffò, e accese gli anabbaglianti. La
testa piena di colori era persa in un collage nevrotico d’immagini e fantasie.
Monica,
Monica, Monica.
Una
terza, gli aveva scritto, insieme alla solita carrellata di emoticon.
Dieci
minuti dopo il freddo lo aggredì. Chiuse il finestrino. L’aria gelida lo
riportò al nero silenzioso.
È
lunghissima, constatò,
mentre l’immaginazione sfumava.
Dopo
qualche minuto il respiro si fece più affannoso. Spense l’autoradio e tese
l’orecchio.
Nessun’altra
macchina.
Rallentò.
Venti
all’ora per quindici minuti: altro buio e silenzio.
Ma
quanto è lunga!
Accostò.
Prese fiato e scese.
Intorno
a lui: gelo e tenebre. Nient’altro.
Osservò
il fondo scuro del tunnel e fu percorso da un brivido. Mentre risaliva
sull’auto, inghiottì la poca saliva rimasta. La gola: un deserto ruvido.
Un
peso di piombo sull’acceleratore. Un’ora di battito accelerato e oscurità.
Due.
La
spia della benzina ammiccò.
—
Basta! — urlò.
Tre
ore.
La
macchina gorgogliò, spegnendosi. I fari puntavano sul nero.
Federico
rimase immobile, incredulo.
Scosse
la testa, scese di scatto e corse. Corse digerito dal buio.
Nulla.
S’inginocchiò,
pianse e invocò Dio.
Ancora
tremante, si rialzò e camminò. Per ore.
Quando
le gambe gli morsero la testa, cadde stremato sull’asfalto. Brividi appiccicati
all’anima.
Svegliami!
Poi
la vide.
In
fondo: una luce! Strisciò per raggiungerla.
Nel
chiarore scorse una figura. Reggeva qualcosa. Oltre: immagini torbide, sotto un
cielo fasciato di grigio e fuoco.
S’avvicinò,
il cuore che martellava… e si bloccò agghiacciato.
L’essere
deforme, mandibola sfatta, lo guardava con occhi vacui. Federico ebbe
l’impressione che gli stesse sorridendo.
Sul
cartello: Ciao, sono Monica, benvenuto a
casa.